La terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva è una figura sanitaria che opera nell’ambito dello sviluppo del bambino dai 0-18 anni di vita mediante interventi di prevenzione e/o ri-abilitazione, individuali o di gruppo.
Le caratteristiche dell’intervento variano in funzione delle esigenze del singolo, concordate con la famiglia e l’equipe multidisciplinare che segue il piccolo, dopo una prima valutazione.
Al Centro Impronte siamo specializzate in:
Valutazione dello sviluppo globale;
Interventi di gruppo e/o singoli a promozione della sfera emotivo-relazionale;
Interventi finalizzati all’evoluzione delle competenze motorie e di coordinazione globale integrati agli aspetti spazio-temporali;
Interventi di sostegno al gesto visuo-grafo-motorio;
Interventi volti al potenziamento delle Funzioni Esecutive;
Interventi di supporto e accompagnamento al nucleo familiare;
Interventi di sostegno allo sviluppo ludico-cognitivo;
Interventi di follow up e prevenzione.
La stanza di neuropsicomotricità è un setting accogliente e continuativo, predisposto per favorire l’instaurarsi di un clima sereno e di fiducia tra piccolo e terapista, uno spazio di gioco, di confronto e di crescita in cui il bambino può sperimentare e sperimentarsi mediante il corpo e il materiale.
Appena entrati ci immergiamo in uno spazio e in un tempo prestabiliti che vengono condivisi assieme al/ai bambino/i fin dalle primissime sedute.
Si concordano inoltre le regole implicite dello stare insieme, che vengono esplicitate inizialmente perché tutti possano conoscerle e rispettarle: quando qualcuno parla si ascolta, non si distruggono le costruzioni degli altri, non si fa male agli altri...
Cosa succede in stanza? – LA TERAPIA INDIVIDUALE
GIOCO! È la parola d’ordine per accedere alla stanza di neuropsicomotricità.
“Il gioco è la forma di espressione privilegiata del bambino” - B. Aucoutourier
È attraverso il gioco che il bambino conosce la realtà, acquisisce competenze, interagisce con il mondo e vi raggiunge la propria affermazione. Dunque, durante gli interventi, lo strumento utilizzato per promuovere le competenze è il gioco. Spesso accade che il bambino scelga di propria iniziativa il materiale o il giocattolo da voler utilizzare durante la seduta, altre volte è l’adulto che ne guida la selezione in funzione delle esigenze terapeutiche.
Si svolgono attività al tavolo o a tappeto: percorsi, giochi di scambio, giochi di costruzione, giochi simbolici, travestimenti, giochi di manipolazione e coordinazione, giochi per imparare a scrivere… Il filo conduttore delle proposte è l’insieme degli obiettivi prefissati in sede di valutazione iniziale.
Durante neuropsicomotricità si lascia spazio alla creatività, stimolandola laddove necessario, il bambino può investire lo spazio e il materiale con il proprio corpo, vivere il piacere ludico ma anche imparare ad accettare le piccole frustrazioni necessarie per crescere. È uno spazio in cui il piccolo può familiarizzare con il significato delle sensazioni corporee, sperimenta cosa significa ‘emozione’ e impara a riconoscerla e a darne un nome. Durante il gioco la terapista svolge un ruolo di mediazione, utilizza frasi come ad esempio: “hai bisogno di aiuto?”, “ho proprio visto che ti sei arrabbiato, aspetto il tuo tempo”, “come possiamo trovare una soluzione insieme?”. Con queste modalità di rispecchiamento interviene laddove necessario, stimolando la richiesta di aiuto spontanea del bambino e contemporaneamente restituendogli un’immagine di sé competente all’interno di un clima di collaborazione. L’obiettivo finale è infatti sempre la crescita del piccolo nel suo sviluppo globale, in sinergia con la maturazione della consapevolezza emotiva.
Cosa succede in stanza? – LA TERAPIA DI GRUPPO
Durante le sedute di gruppo si organizza il tempo in tre momenti:
un primo tempo in cui in cerchio si condividono le esperienze della settimana e si ricordano le regole dello stare insieme;
Un secondo tempo centrale in cui i bambini collaborano per trovare un gioco comune.
Un terzo momento finale di decentramento in cui a scelta dei bambini si realizza un disegno/produzione con materiale plastico, ci si rilassa a terra chiudendo gli occhi oppure ci si siede in cerchio e con i più grandi si rimandano le emozioni e sensazioni esperite durante il gioco.
Lo scopo delle terapie di gruppo è sostenere l’emergere delle competenze socio-relazionali ed emotive all’interno di un contesto di pari, monitorato da una figura di riferimento, la terapista, che media la relazione. Spesso infatti accade che nascano piccoli conflitti durante i quali si guida il confronto positivo e una possibilità di risoluzione degli stessi. Il gruppo appare essere il contesto più ecologico per favorire le dinamiche inter-relazionali, la conoscenza di sé in funzione dell’altro e la comprensione delle emozioni scaturite dalle dinamiche di confronto. È lo spazio in cui le caratteristiche dei singoli si intersecano a favore di un’unità più ampia, ogni membro ha un ruolo implicito differenziato, importante per una bilanciata coesione.
Articolo di Camilla Tiraboschi-Neuropsicomotricista
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