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Alessandra Bonfanti

Avevi anche tu un pupazzo che portavi sempre con te?


Ricordi se da piccolo avevi un pupazzo o una bambola, una coperta o un peluche che portavi sempre con te?

Quello stesso oggetto che diventava fonte di agitazione se la mamma decideva di lavarlo?


La famosa Copertina di Linus!


In psicologia questo "amico" viene chiamato Oggetto Transizionale ed indica l'oggetto preferito del bambino, quello che porta sempre con sé. Venne definito così per la prima volta da Donald W. Winnicott, pediatra e psicanalista inglese.


Ma qual'è il loro compito ? Questi oggetti aiutano i più piccoli a sentirsi più sicuri di fronte alle sfide che devono affrontare, oltre ad aiutarli ad elaborare le emozioni e le nuove esperienze, i desideri e i bisogni. Essi richiamano infatti la presenza dei genitori anche quando questi ultimi non ci sono.

Dalla sua presenza il bambino trae conforto e affetto aiutandolo a gestire al meglio quei momenti di stress o di difficoltà (come per esempio il dormire soli).


Come mai questo bisogno? Nei primi mesi di vita il bambino non è in grado di distinguere sé stesso dagli altri, da chi si prende cura di lui. Il bambino percepisce sé stesso e la madre (ma anche il padre) come una cosa sola.


Pian piano con il trascorrere del tempo, i piccoli si rendono conto che le cose non stanno proprio così.

Intorno ai 12 mesi di vita, il bambino sperimenta la separazione..ma tutto ciò non è semplice da accettare. In questo momento è spaventato, accentua la sua ricerca della mamma e del papà e si dispera se questi si allontanano.


E' in questo periodo che il piccolo mette in atto la strategia che gli permette di superare questa paura: ecco che compare l'oggetto transizionale. E' quest'ultimo che lo accompagnerà nei momenti di transizione, ovvero nella fase di separazione dai genitori (il saluto dalla mamma, l'asilo, il momento dell'addormentamento.. ).

Questo oggetto, infatti, va a sostituire progressivamente il legame simbiotico genitore-bambino.


“Il punto essenziale dell’oggetto transizionale non è il suo valore simbolico quanto il fatto che esso è reale. E’ un’illusione ma è anche qualcosa di reale” (Winnicott)


Il legame con questo oggetto rappresenta un legame forte e reale..è molto più che un'illusione.


Dove portarlo? Quando salutarlo?

E' bene permettere ai bambini di portare con sé il loro oggetto transizionale ogniqualvolta lo desiderino.

La sua presenza è sopratutto utile nei momenti di cambiamento: nei viaggi, il primo giorno di scuola dell'infanzia, la prima notte nel nuovo lettino, il primo giorno senza mamma e papà..


Impedire al bambino di portare con sé "il suo amico" che gli forniscono un conforto psicologico, non è funzionale per la sua tranquillità e serenità.

Starà con lui fin quando servirà..il bambino stesso sentirà quando è giunto il momento di salutarlo!


Winnicott D.W (1953). Oggetti transizionali e fenomeni transizionali. In: Dalla Pediatria alla Psicoanalisi Martinelli , Firenze.



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